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Rosa dei vini: un antico connubio (strategico) ancora in auge
Stile e cultura del vino

Rosa dei vini: un antico connubio (strategico) ancora in auge

ROSADIVINI
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Redazione

C’era una volta una bambina di nome Gioia, che fin da piccola si chiedeva come mai sua madre, contadina abruzzese doc, tenesse così tanto alla salute delle sue rose nelle vigne.

La signora, classe 1926, era una donna robusta, tutta pragmatismo e concretezza, proprio come si addice alle veraci paesane del tempo. Proprio lei, che di frivolo non aveva proprio nulla, di quelle rose, poste a capo dei filari, si preoccupava davvero tanto.

Persino troppo per i gusti della bambina. Certo, erano belle a vedersi! Rosse e gialle, le sue preferite, rosa e bianche, quelle più “profumose”: stavano proprio bene all’ingresso del vigneto.

Le zappettava, le potava e le accudiva con amore, proprio come faceva con i suoi adorati vitigni. Sempre china a strappare via a mani nude le erbacce infestanti. 

A volte, distogliendo lo sguardo dai suoi libricini da colorare, la bimba vedeva sua madre intenta a rimirare il sotto e il sopra delle foglie dei suoi fulgidi roseti.

Finché non annunciava solenne, quasi leggendo nei pensieri della piccola: “le rose sono il biglietto da visita, sentinelle preziose d’ogni vigna che dà buon vino” (suona più o meno così la traduzione della sua frase in castellino, il dialetto di Castronovo Valle Roveto, in provincia de L’Aquila). 

Le rose nelle vigne fanno da spia

Crescendo, nella testa di Gioia si fece largo l’idea che quella per le rose nelle vigne fosse una fissazione anche dei fanatici vignaioli di collina. Sempre lì pronti a legare filari come fossero chiome da intrecciare.

Sempre pronti a spampinare, quando la luna, segnata sul calendario di Frate indovino o di Barbanera, fosse propizia; tra una spruzzata di verderame, una palata di letame misto di pecora e capra, e altri rituali stagionali.

Invece Gioia si sbagliava di grosso. La rosa è una “pianta spia”, una sorta di agente 007, un James Bond al servizio di Madre Natura!

Sì, la rosa fa da sentinella e manifesta, prima ancora della vite posta sullo stesso terreno, l’attacco di parassiti e anche eventuali carenze di minerali del terreno e delle viti. 

Prevenire per salvare la vendemmia

Gli antichi ne erano perfettamente a conoscenza. La rosa, pianta tanto delicata, è capace di anticipare la presenza di alcune malattie nel vigneto dando così il tempo all’agricoltore di prevenire, anziché curare.

Insomma, ben faceva la madre di Gioia a tenere sempre sotto controllo questo “termometro” floreale, bello e utile, per poter intervenire sul vigneto prima che la diffusione del problema potesse arrecare danno o addirittura compromettere l’intera vendemmia.

Evoluzione delle tecniche e tradizione

Oggi le cose sono cambiate. Le innovative tecniche agrarie e di allevamento della vite, con i nuovi sistemi scientifici di analisi e previsioni, non rendono più necessaria la messa a dimora dei roseti a “guardia” dei filari.

Il binomio vigna e rosa resta un’antica e collaudata tecnica, ancora molto diffusa tra gli agricoltori più attenti, sensibili alla difesa delle tradizioni (contro le tecniche più invasive) e alla salvaguardia dei cicli biologici naturali delle piante. 

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Vini italiani selezione ROSADIVINI

Creato il 07/01/2022, aggiornato il 01/08/2022. © Riproduzione riservata.