
Tra i tanti aggettivi che sempre più spesso compaiono associati al vino, troviamo quello di “equilibrato”. Ma di preciso in cosa consiste l’equilibrio di un vino? Leggi l’approfondimento del termine.
Prima degli anni Settanta del secolo scorso il vocabolo equilibrato era sconosciuto anche a quelli che allora erano chiamati esperti di vino. Bisogna arrivare alla fine degli anni Settanta perché l’equilibrio come descrittore del vino compaia nelle guide e nei libri per sommelier e degustatori.
Grazie al progredire degli studi sul funzionamento dei sensi, al progresso della scienza e dell’enologia, anche i degustatori si sono trovati nella necessità di ampliare il linguaggio della comunicazione del vino con nuovi descrittori.
L’equilibrio gustativo è dato dal peso di due componenti del vino. Si può definire equilibrato quando è presente una equilibrata contrapposizione tra le morbidezze (zuccheri, alcoli e polialcoli) e le durezze (acidi, tannini e sostanze minerali).
Un vino quindi per essere equilibrato deve avere entrambe le caratteristiche organolettiche in una misura non prevalente l’una sull’altra.
Colori e profumi del vino ne delineano il profilo sensoriale e ne rappresentano gli aspetti più cangianti e fugaci.
Il sapore è l’elemento più concreto della degustazione e spesso conferma le suggestioni offerte dalle sfumature cromatiche e profumate, mentre a volte mette in luce combinazioni sorprendenti.
I vini equilibrati hanno odori e sapori tra loro coordinati, che non sorprendono con aromi che non si possono nemmeno immaginare all’olfatto.
Un vino è equilibrato quando le caratteristiche gustative e olfattive si presentano ben compatte e senza imperfezioni:
L’equilibrio quindi assieme alla consistenza ed all’integrità costituisce uno dei tre caratteri organolettici fondamentali.
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