
Viene definito fresco un vino che lascia in bocca una decisa sensazione di freschezza, dovuta alla sua acidità, in grado di procurare un’abbondante salivazione. La maggior parte dei vini giovani e di buona fattura, oltre a tutti gli spumanti, fa parte di questa categoria.
Nel linguaggio del vino, i termini caldo e fresco, non sono quindi riferiti alla temperatura, quanto alla sensazione che provoca la loro degustazione.
Questi termini non significano che il vino è stato messo in frigorifero o in cantina, ma ci informano sul livello di acidità presente in bocca.
Leggi di seguito i dettagli del termine enologico fresco.
Un vino fresco è un vino che provoca salivazione, e che aiuta a “ripulire” la bocca dai grassi di cui è piena quando mangiamo prodotti come salumi, insaccati o anche un certo tipo di formaggi.
Al contrario un vino “caldo”, nella terminologia specialistica, non è un vino che avrebbe bisogno di una mezz’ora di frigorifero. È un vino che, una volta bevuto, dona una sensazione di calore – quasi di tepore – a livello dell’intestino, partendo fin dalla bocca e dalla gola.
Quando sorseggiamo un vino bianco o rosso, gli acidi disciolti in esso (tartarico, malico, citrico) provocano un’abbondante e prolungata salivazione che ha lo scopo di diluire l’aggressività di queste sostanze.
Nella degustazione è un elemento fondamentale, in quanto è uno dei parametri di durezza che caratterizza tutti i tipi di vini, bianchi o rossi.
Ovviamente è maggiormente percepita nei vini bianchi, sia per una maggiore quantità di acidi che per un livello inferiore di morbidezze.
È anche vero che la temperatura del vino influisce molto sulla sua percezione. Un vino bevuto più freddo di quanto consigliato reca sensazioni taglienti e acide, mentre un vino lasciato a scaldarsi in ambiente renderà più piatte queste stimolanti sensazioni.
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