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Donne del vino: numeri e tendenze di un mercato sempre più “rosa”
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Donne del vino: numeri e tendenze di un mercato sempre più “rosa”

Giulia Cimpanelli
Giulia Cimpanelli
Giornalista

Chi lo dice che solo gli uomini sono cultori del vino? Oggi le donne del vino sono in aumento. Scopri di più.

Indice:

Il mondo del vino si tinge di rosa. A smentire la convinzione, diffusa tra i più, che si tratti di un settore prevalentemente maschile ci pensano i dati.

Indagini e ricerche fotografano uno spaccato decisamente positivo per il gentil sesso; donne agronomo, imprenditrici, sommelier, ma anche consumatrici si stanno ritagliando sempre più spazio nel settore vino.

Donne e vino, un binomio in crescita: ecco i dati

Secondo gli ultimi dati Eurostat 2017, il 37% della forza lavoro agroalimentare è femminile e un’azienda agroalimentare su cinque è condotta da una donna. Anche la ricerca Coldiretti-Miur conferma la tendenza con 28,8% delle imprese agricole italiane nel 2018 portate avanti da imprenditrici.

Si parla di circa 214 mila manager delle quali il 7,4% sotto i 35 anni. Come dimostrano i dati Cribis- Crif aggiornati al 2017, il settore vinicolo è il più virtuoso: qui le quote rosa superano il 26,5%, mentre la media italiana si ferma al 22%.

Dal 2003 al 2017 le donne manager rurali sono cresciute del 2,3%, unico comparto economico tradizionale con questa variazione positiva.

Un rinnovamento che ha contribuito (un “melting pot” insieme alla crescita di stranieri e tecnologia) in modo positivo alla crescita dell’intero settore”, fanno sapere Le Donne del vino, l’associazione del vino al femminile più grande e attiva del mondo.

Donne del vino: un business che funziona

Citando la ricerca Agrisole 2015, l’associazione Le Donne del vino ha evidenziato come nel corso degli anni la forza lavoro nel mondo del vino si sta tingendo sempre più di rosa con ottime ricadute sull’economia nazionale.

Basti pensare che il business delle imprese agricole dirette da donne poteva vantare già sei anni fa una cifra di 9 miliardi di euro su un totale di 26 miliardi.

Sarà forse per questo che le banche tendono a puntare sulle aziende del vino al femminile. Come riporta Federvini, che cita un’indagine svolta dall’Università di Siena su un campione di imprenditrici dell’Associazione nazionale Le Donne del Vino, la disparità di genere nel credito negato alle donne ha segnato una controtendenza in Italia per la prima volta nel 2019.

La ricerca, che è stata presentata al Wine&Siena, si è basata su 167 rispondenti fra le 890 Donne del Vino.

Sostenibilità: la nuova etica di produzione delle donne del vino

L’apporto femminile nel comparto produttivo vinicolo si differenzia anche per una grande attenzione in tema di sostenibilità.

Secondo il rapporto di Wine Intelligence 2019 sugli acquisti del vino, le donne sono più attente degli uomini al rispetto della natura e all’etica con cui un vino è prodotto (53%).

La presidente delle Donne del Vino Donatella Cinelli Colombini, ha precisato che:

  • Il 51% (delle produttrici donne, ndr) ha la certificazione BIO o sta per ottenerla.
  • Il 33% usa bottiglie leggere (sotto i 500 grammi per i vini fermi e gli 830 grammi per gli spumanti) sull’intera gamma
  • Il 40% su almeno la metà dei vini 

“Incrociando i dati è quindi emerso un approccio alla sostenibilità a 360 gradi, dal vigneto al confezionamento del prodotto finito sia per le aziende biologiche che convenzionali”.

In particolare, il progetto sul vetro leggero, ideato dalla sommelier e Donna del Vino Paola Rastelli, mira ad “accrescere la sensibilità sul peso delle bottiglie visto che la produzione di ogni chilogrammo di vetro equivale a un’emissione di 2,7 chilogrammi di CO2”.

L’identikit del nuovo consumatore di vino: giovane e donna

Per ogni bottiglia di buon vino prodotta, c’è sempre qualcuno che la consuma. Dai dati ISTAT è emerso che il consumo di vino tra le donne continua a crescere: il 43% delle donne ha bevuto vino in Italia nel 2019, contro il 38% del 2014 e il 41% del 2009. Di questo 43%, il 29% ha consumato il vino in modo sporadico, mentre dieci anni fa il consumo sporadico si assestava al 23%.

Durante il lockdown, poi, il consumatore tipo definito da una ricerca di Wine Intelligence non è apparso solo giovane e desideroso di gustare vino anche fuori dai pasti, ma soprattutto femminile.

A confermare la dinamica di crescita delle quote rosa tra i consumatori c’è pure l’analisi Penco di novembre 2020, che evidenzia come questo fenomeno in continua salita si osservi da almeno un anno e mezzo.

E sempre Wine intelligence 2019 sottolinea che le donne che bevono vino, oltre a essere meno influenzate dai critici e più dagli amici, spendono meno dei maschi nell’acquisto di bottiglie.

Infine, la ricerca sfata un mito sul rosato: non è un vino da donne. Non a caso in Australia, Cina (59%) e soprattutto in Giappone (62%) è consumato prevalentemente dai maschi.

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Creato il 10/11/2021, aggiornato il 08/07/2022. © Riproduzione riservata.
Giulia Cimpanelli
Sull'autore:
Giornalista
Classe 1983, da dieci anni è collaboratrice fissa del Corriere della Sera, prevalentemente in area Economia e Innovazione. Scrive di impresa, innovazione, new economy e lavoro. Dal 2015 è anche social media editor di Corriere.it e Corriere Innovazione. Negli anni […]