

Colle Palatino: il vino dell’antica Roma rinasce nella “vigna Barberini”
Il vino narrato da Plinio il Vecchio, quello che nasce sul Colle Palatino, è al centro del progetto di eno-archeologia del Parco archeologico del Colosseo nell’ambito di “ParCo Green”.
Indice:
- La Vigna Barberini sul Colle Palatino
- L’uva “pantastica” di Plinio il Vecchio
- Il Parco archeologico del Colosseo
Curiosi di calarvi nei panni degli antichi romani? Preparatevi allora alla vita agreste, perchè ben oltre battaglie e conquiste, i romani nella vita quotidiana erano abili viticoltori.
Seguendo le loro abitudini, torna oggi alla ribalta un vitigno dell’antica Roma impiantato su uno dei sette colli di Roma, il Palatino.
Il vino si fa così cultura e racconta la vocazione agricola del territorio come era un tempo, con l’iniziativa promossa nell’ampio programma “ParCo Green” con cui il Parco archeologico del Colosseo avvia il progetto di coltivazione dell’”uva pantastica”.
L’obiettivo è di valorizzare l’ambiente monumentale e paesaggistico nell’area della Vigna Barberini, che prende il nome dall’omonima famiglia romana che nel Seicento ne deteneva la proprietà.
La Vigna Barberini sul Colle Palatino
I romani sono stati eccellenti viticoltori con la presenza di orti e vigneti ben documentati nelle carte dell’epoca. “Ficus, olea e vitis”: era enorme l’ importanza data ai semplici prodotti della terra nella Roma antica.
L’importante patrimonio di piante di olivo aveva già spinto il PArCo a farsi promotore del recupero “virtuoso” delle olive, con la produzione del “Palatinum”, un extra vergine di olio Evo senza uso della chimica.
Sempre sul Colle Palatino con il progetto “GRABees – Il Miele di Roma”, sono state posizionate arnie da cui viene prodotto il miele “Ambrosia del Palatino”. Fino a che oggi grazie alle viti della “Vigna Barberini” si pone l’attenzione sull’uva “pantastica” di cui parlava già Plinio Il Vecchio.
L’uva “pantastica” di Plinio il Vecchio
La scelta di piantare le barbatelle di Bellone riprende quanto è stato tramandato da Plinio il Vecchio, scrittore e naturalista oltre che comandante militare (Como 23 – Stabia 79 d.C.).
Nella sua “Naturalis Historia”, Plinio racconta dell’uva Pantastica, un antichissimo vitigno autoctono laziale da cui deriva il Bellone.
Proprio sul filo del Bellone, è stata designata l’Azienda vitivinicola Cincinnato quale sponsor del progetto. Cincinnato produce infatti ancora oggi il vino Bellone nel territorio di Cori sui monti Lepini, nell’ambito della produzione da agricoltura biologica.
«Dal punto di vista tecnico – ha spiegato Giovanna Trisorio, responsabile marketing di Cincinnato – siamo contenti che la scelta sia caduta sul Bellone perché è il vitigno più identitario per le nostre uve bianche.
Produciamo ben sei tipologie che vanno dagli spumanti al passito, mentre il Nero Buono, originario proprio di Cori, lo è per le nostre uve rosse.
Il lavoro sarà svolto manualmente per impattare il meno possibile sull’area. I pali di sostegno sono in castagno, la produzione sarà in regime biologico e non è previsto nessun sistema di irrigazione.
Un impianto simile a quelli di inizio Novecento, pensato soprattutto per fare cultura ed educare».
Il Parco archeologico del Colosseo
Il Parco non è solo un sito archeologico che comprende Colosseo e Palatino, il Foro Romano, l’Arco di Costantino e la Domus Area. L’area è anche una grande area verde che si estende per più di 40 ettari nel cuore della capitale.
Un “parco naturale” che ha ispirato il progetto “PArCo Green” lanciato per:
- ridurre l’impatto ambientale
- conservare l’ecosistema
- conservare la biodiversità con iniziative che puntano al restauro sostenibile di piante e frutti legati alla sua storia.
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