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Marsala: storia del vino liquoroso di Sicilia
Stile e cultura del vino

Marsala: storia del vino liquoroso di Sicilia

ROSADIVINI
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Redazione

Il primo vino siciliano a ricevere la Denominazione di Origine Controllata è stato il Marsala nel 1969.

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La produzione di Marsala in Sicilia è stata iniziata dagli inglesi dopo che un commerciante inglese a fine ‘700, prima di imbarcare botti di vino locale da vendere in Inghilterra, decise di aggiungere acquavite al vino per mantenerlo meglio.

Il vino ebbe successo in Inghilterra dove già erano apprezzati vini liquorosi portoghesi e spagnoli. Per tale motivo il commerciante decise di intraprendere in Sicilia la produzione di questo vino “fortificato” con alcool che veniva prodotto con il “metodo Soleras” già utilizzato in Spagna e Portogallo.

Marsala vino: la prima produzione

Il primo produttore siciliano di Marsala è Vincenzo Florio nel 1833 seguito da Diego Rallo nel 1860 e dalle Carlo Pellegrino nel 1880.

Nel secondo dopoguerra del ‘900 il Marsala conobbe una fase di lungo declino. Negli anni ’80 un vignaiolo artigianale Marco De Bartoli, decise di ridare lustro alla produzione con la creazione di vini liquorosi di alta qualità.

All’epoca d’oro del Marsala (fine ‘800 – primi decenni del ‘900) nel trapanese i bagli produttori del vino  liquoroso erano circa 200 ed il vino veniva esportato in tutto il mondo. 

Oggi i produttori sono non più di una ventina, fra cui i più conosciuti sono Florio, Pellegrino e Marco De Bartoli.

Metodo di produzione e denominazioni

I vitigni con cui è consentito produrre il Marsala sono il Grillo, Catarratto e Inzolia, coltivati in tutta la provincia di Trapani. Tranne il comune di Alcamo e le Isole di Pantelleria e Favignana.

Durante la fermentazione si eseguono i travasi che favoriscono l’ossidazione del vino. Alla fine della fermentazione si aggiunge etanolo di origine vitivinicola e/o acquavite di vino con lo scopo di innalzare il tenore alcolico (min. 18%VOL.)

Questa pratica è nota con il nome di “fortificazione”.

Successivamente si procede al normale invecchiamento in botte che dura da 1 a 10 anni, secondo il tipo di vino liquoroso che si vuole ottenere.

Per l’invecchiamento il disciplinare prevede la maturazione ordinaria in botte e non il metodo Soleras, utilizzato da De Bartoli per la produzione del suo “Vecchio Samperi”.

Esistono due grandi categorie di Marsala:

Per Marsala Vergine si intende un vino addizionato dopo la fermentazione solo con etanolo e/o acquavite sottoposto ad un invecchiamento minimo di 5 anni (10 anni per il Vergine Riserva).

Al Marsala Conciato, dopo la fermentazione, viene aggiunto: etanolo, mosto cotto (che influisce sugli aromi e il colore del vino) e mistella cioè una miscela di mosto d’uva tardiva e mosto concentrato.

Secondo la durata di invecchiamento del Conciato si ottengono: Marsala Fine (min. 1 anno), Marsala Superiore (min. 2 anni), Marsala Superiore Riserva (min. 4 anni).

Ciascuna tipologia, per tenere conto del colore in etichetta, può essere denominata “Oro” in cui è vietata l’aggiunta di mosto cotto e “Ambra” in cui è prevista l’aggiunta di mosto cotto superiore all’1%.

In base al residuo zuccherino i vini liquorosi di Sicilia sono poi denominati: secco (zuccheri < 40 g./l.), semisecco (>40 g./l. e <100 g./l.) e dolce (>100 g./l.)  

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Creato il 10/11/2021, aggiornato il 20/07/2022. © Riproduzione riservata.