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Nebbiolo: la quintessenza dell’uva da vino piemontese 
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Nebbiolo: la quintessenza dell’uva da vino piemontese 

ROSADIVINI
ROSADIVINI
Redazione

Il Nebbiolo è il vitigno autoctono a bacca nera più diffuso in tutto il Piemonte con fioritura precoce e maturazione tardiva delle uve (metà ottobre). Coltivato anche in Valle d’Aosta (Donnas) e in Valtellina dove viene denominato Chiavennasca, nel Comasco e nel Novarese.

Nel territorio delle Langhe da uve Nebbiolo si ottengono: Nebbiolo, Barolo e Barbaresco. Mentre in altre zone del Piemonte dà origine ad altri vini. 

Nei vigneti delle Langhe cuneesi le uve Nebbiolo danno origine a Nebbiolo d’Alba e Langhe Nebbiolo DOC. 

A seconda delle zone può prendere altri nomi, come:

  • Chiavannesca
  • Martesana
  • Picoutener
  • Spanna

Il nome deriva dalla parola nebbia per l’aspetto offuscato, quasi annebbiato dell’acino, ricoperto da abbondante pruina. Oppure è legato alla maturazione molto tardiva delle uve: la vendemmia delle uve Nebbiolo avviene spesso ad ottobre inoltrato, quando i vigneti sono avvolti nelle nebbie mattutine.

I vini elaborati con quest’uva si contraddistinguono per i tannini forti, l’elevata acidità ed il profumo caratteristico. Anche se è conosciuto in tutto il mondo come vino rosso secco e fermo, tipologia che tira fuori il suo lato più complesso, seducente e raffinato. 

Origine del Nebbiolo

Le prime coltivazioni rudimentali di vite Nebbiolo nella zona ligure-piemontese risalgono all’epoca preromana. Già in età romana lo scrittore Columella parla di uva Nebbiolo nel suo trattato sull’agricoltura De re rustica (I secolo d.C.)

Nel 1844 l’enologo francese Louis Oudart, sotto l’impulso del Conte di Cavour e Juliette Colbert, trasforma le uve Nebbiolo in Barolo.

Nel 1926 fu istituito il Consorzio per la difesa dei vini Barolo e Barbaresco (prodotti con uve 100% Nebbiolo). Oggi è conosciuto in tutto il mondo per dar vita ad alcuni tra i più grandi vini rossi italiani.

Parliamo di un vitigno particolare, paragonato al Pinot Nero per la sua suscettibilità all’ambiente pedoclimatico. Molto versatile. Può subire appassimento per la produzione di splendidi vini passiti come lo Sforzato di Valtellina oppure può essere spumantizzata per dar vita ad estrosi metodi classici, come il Nebbiolo d’Alba Spumante Rosé.

Al di fuori di Piemonte e Lombardia, questo vitigno fatica molto a crescere. Queste difficoltà derivano dalla fragilità della pianta, dalla lunga maturazione dei grappoli, dall’altitudine che deve essere compresa tra i 300 e i 450 metri s.l.m. (non di più altrimenti il freddo rallenta la maturazione) e dalla buona ventilazione per evitare che gli stessi grappoli, molto compatti, siano aggrediti dalle muffe o gonfiati dalle piogge autunnali.

Il vitigno delle nebbie non ama fondovalle e i terreni poco soleggiati. Trova il suo habitat perfetto in terreni collinari ben esposti alla luce del sole, ricchi di sedimenti calcarei e marne (Langhe)

Il terreno ideale è quello povero di scheletro, sub-alcalino, ricco di potassio, magnesio, calcio, zinco ed anche ferro (come in Valtellina e a Gattinara).

Dove viene coltivato il Nebbiolo

Vitigno coltivato nel cuore della Langhe, in particolare nelle zone del Barolo e del Barbaresco, poco distanti da Alba. 

Da uve Nebbiolo si producono vini iconici di straordinaria eleganza e longevità come il Barolo DOCG, il Barbaresco DOCG, ma anche il Nebbiolo d’Alba DOC e il Langhe Nebbiolo DOC, Canavese Nebbiolo DOC

Il Barolo, potente e intenso, è il vino a base di Nebbiolo più famoso e prestigioso, ma si trova a rivaleggiare sempre di più con i vini leggermente più eleganti e profumati del Barbaresco, che sono saliti alla ribalta alla fine dello scorso secolo.

I vini elaborati appena fuori dai confini delle DOCG Barolo e Barbaresco possono essere classificati come Langhe Nebbiolo, così come i vini di vigne giovani o di appezzamenti di qualità inferiore che si trovano all’interno di queste due famose denominazioni.

Poco distante, nella parte nord-orientale di Cuneo, sulle rive sabbiose del fiume Tanaro, si produce il Roero DOCG, con un 95% minimo di uve Nebbiolo. Vino dalla bevibilità eccellente.

Il Nebbiolo è coltivato con risultati eccellenti anche tra Novara e Vercelli, nelle oasi di Ghemme e Gattinara. In queste zone è chiamato Spanna. Qui nascono i vini DOCG Gattinara e Ghemme, dove il Nebbiolo è solitamente utilizzato per produzioni di nicchia in blend con l’uva Vespolina.

Altra regione di spicco per la produzione di vino Nebbiolo è la Lombardia, nella zona della Valtellina. Qui viene combinato in uvaggio con altre uve a bacca rossa per creare vini secchi, più leggeri ed acidi di quelli piemontesi ma altrettanto profumati.

Spiccano Valtellina Superiore DOCG, Sforzato di Valtellina DOCG (paragonabile per certi versi al celebre Amarone della Valpolicella per via dell’appassimento delle uve), e Rosso di Valtellina DOC.

Il Nebbiolo si produce in piccole quantità anche in bassa Valle d’Aosta (tra Donnas e Montjovet), in Umbria (nella provincia di Perugia, in particolar modo a Marsciano e a Gubbio) e nella parte settentrionale della Sardegna, in Gallura (Nebbiolo di Luras).

Caratteristiche organolettiche

Vino molto esigente, germoglia presto e matura tardi, dalla seconda metà di ottobre in poi. Sensibile ai primi freddi e alle gelate primaverili, tuttavia le escursioni termiche tra il giorno e la notte precedenti la vendemmia lo aiutano a fissare i suoi eleganti aromi varietali.

Il metodo tradizionale prevede solo i grappoli migliori, una macerazione molto lunga per estrarre grande carica polifenolica e affinamento in botti grandi per permettere ai tannini e a tutto questo estratto di evolvere in vini austeri, tannici, dal frutto rotondo.

Colore

Se giovane, si presenta color rubino, ma vira velocemente al granato-aranciato, è consistente ma trasparente, difatti inclinando il calice è possibile leggere con facilità le righe di un libro.

La capacità di invecchiamento del Nebbiolo è leggendaria e con l’età sviluppa tutto il suo potenziale: da rubino diventa aranciato

Sapore

Il gusto è caratterizzato da tannini possenti, materici e avvolgenti che entrano in sinergia con una spiccata vena acida ben contemperata da una robusta alcolicità.

Questi fattori, oltre a conferire al vino un’ottima godibilità, proteggono il vino durante l’affinamento. I vini a base Nebbiolo sono infatti tra i vini italiani con maggiore potenziale d’invecchiamento. 

Con l’invecchiamento il tannino si affina, sviluppa altre suggestioni amare: infuso di erbe e radici, tamarindo, cola, caffè, aprendosi ad un’evoluzione immortale.

Profumo

Profuma di frutta e fiori, in particolare prugna e viola, poi sottobosco con funghi, humus e a volte tartufo, foglie secche, tabacco e cuoio.

Con l’invecchiamento i fiori appassiscono in un pot-pourri ancora più complesso, emergono note di goudron, affumicate, di spezie e legno dolci, incenso, cannella e noce moscata.

Abbinamenti gastronomici

I tannini possenti rendono il Nebbiolo un vino di grande fascino, ma anche tra i meno semplici per l’abbinamento gastronomico.

Il cibo da abbinare con il vino Nebbiolo deve avere una buona struttura ed essere accompagnato da una componente umida. Ottimo con i piatti tipici del territorio piemontese. 

Nelle sue versioni più fresche e meno tanniche, si sposa bene con primi piatti a base di tartufo, paste ripiene e polenta.

Quando il Nebbiolo acquisisce maggiore struttura trova il suo abbinamento ideale con secondi piatti a base di carne: brasati, bolliti, stufati di manzo, selvaggina.

La temperatura di servizio è sui 16/18 °C per i vini giovani e leggeri; 18/20 °C per i vini invecchiati e strutturati.

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Creato il 23/04/2022. © Riproduzione riservata.