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Montalbano e il piacere della buona tavola
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Montalbano e il piacere della buona tavola

ROSADIVINI
ROSADIVINI
Redazione

«Bere poco, ma bere bene», parola di Montalbano. Il celeberrimo commissario siciliano, protagonista dei romanzi e della Tv, creato da Andrea Camilleri, ha una chiara filosofia del “bien vivre”.

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Un bicchiere di buon vino siciliano non manca mai sulla tavola “conzada” di tutto punto del celebre commissario di Vigata.

Già nel romanzo La forma dell’acqua (1994) Andrea Camilleri (1925-2019) partorisce il poliziotto siciliano, con il pallino del ben mangiare e bere, che richiama alla mente l’investigatore privato Pepe Carvalho, nato dalla penna dello scrittore-giornalista e gastronomo di fama mondiale Manuel Vázquez Montalbán (1939-2003).

Grande amico del poeta spagnolo, Camilleri volle dare al suo “figlio” prediletto, non a caso, proprio il nome di Montalbano.

Il Corvo bianco: vino eletto da Montalbano

Tra i vini preferiti del “nostro eroe” spicca il Corvo bianco, come suggerisce l’oste nel romanzo La gita a Tindari.

Poi c’è il rosso che suo padre gli regala, dentro cassette ad hoc, come si può leggere nel libro Il ladro di merendine.

Il commissario, uomo di fine intelletto, che oscilla tra abitudini ormai consolidate negli anni, come la sua cara fidanzata Livia, e grandi passioni improvvise, non vacilla mai quando si tratta di soddisfare le sue papille gustative e il suo palato sopraffine.

Non a caso rifiuta, gentilmente ma nettamente, il fiasco che gli offre il losco pastore Borruso in Cinquanta paia di scarpe chiodate.

Quasi a voler sottolineare l’importanza della compagnia di bevute, perché è meglio bere soli, in religioso silenzio, davanti a una pietanza fumante, che dividere la libagione con chicchessia. 

Una “litrata” di rosso per il piccante

In ogni caso, i piatti di Montalbano sempre “chiamano vino” e Salvo non può certo restar sordo a una tale sollecitazione: “quella chiamata non restò senza risposta” dice ne Le ali della sfinge.

Nel racconto L’odore della notte, un mefistofelico cameriere accoppia per Salvo una “litrata di vino rosso densissimo” con un piatto di “pirciati’, che rischiano di mandare ko il commensale, tra “estrema agonia” e “insostenibile piacere”.

La caponatina di melanzane si sposa con un bianco doc

È nel DNA di Salvo Montalbano, nella sua educazione, l’amore per la buona tavola che la fida “cammarera” Adelina non manca mai di preparare per il suo commissario.

Che sia una caponatina di melanzane (che induce a sacrificare na mezza bottiglia di un altro bianco che, sutta ‘n’apparenza di mitezza, ammucchiava un animo tradimentoso) o una semplice pasta ‘ncasciata (con cui trova onorevole morte macari ‘na bottiglia di un bianco tenero e ‘ngannevoli) o uno spaghetto al nero di seppia, poco importa.

Per accompagnare il pasto un bicchiere di vino siciliano, e anche più di uno, ci sta sempre bene. 

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Così alla trattoria San Calogero di Vigata, come nello splendido belvedere offerto dal ristorante Enzo a mare, posti abituali di Montalbano che – tra un’inchiesta e l’altra, una pila di scartoffie e una porta sbattuta dal maldestro Catarella – trova comunque il modo di ritagliarsi un po’ di tempo per una rituale pausa pranzo o cena, seguita magari da una “passiata” al molo per digerire e schiarire la mente.

Perché Montalbano è un bevitore morigerato?

Consapevole del temperamento levantino del vino siculo, Montalbano resta pur sempre un bevitore morigerato.

Non esagera, non vuol perdere la lucidità necessaria per non compromettere le indagini. Una prudenza questa rafforzata sicuramente dallo scrupolo di un giovane Andrea Camilleri, deciso a non toccare mai più un goccio, dopo l’ultima colossale sbronza della sua vita.

Era il primo maggio del 1947, giorno della terribile strage di Portella della Ginestra, come riferisce lo scrittore: «Al mattino mi sbronzai. Poi mi dissero della strage di compagni, la prima strage politica, ordita per impedire al Pci di governare. Vomitai fiele per il resto del pomeriggio. Da allora non ho più toccato un goccio di vino». 

Così Andrea Camilleri affida al suo Salvo Montalbano quel piccolo e, tutto sommato, innocuo piacere giovanile, tenendosi stretto e tutto per sé il vizio del fumo che lo accompagnerà sino alla fine dei suoi giorni. 

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Creato il 16/11/2021, aggiornato il 25/07/2022. © Riproduzione riservata.