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Vini italiani: storia, origini e vitigni
Stile e cultura del vino

Vini italiani: storia, origini e vitigni

ROSADIVINI
ROSADIVINI
Redazione

I vini italiani sono certamente tra i migliori in assoluto, insieme alla Francia, quando si parla di produzione di vini. Ecco qualche curiosità da sapere.

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Il mondo del vino è in costante evoluzione e l’Italia sta al passo coi tempi, confermandosi anche nel 2022 che ci stiamo per lasciare alle spalle uno dei paesi europei con dati più alti di produzione (secondo OIV, Internationl Organisation of Vine and Wine).

La cosa stupisce? Forse nemmeno troppo visto che, insieme alla Francia, il Belpaese è quello in cui da sempre si riscontra una passione smodata per la vigna e per i suoi frutti.

La storia del vino italiano è insomma decisamente antica e ha vissuto fasi di grande cambiamento e evoluzione, quelle che oggi consentono ancora al paese di restare in piedi in un periodo economico sicuramente molto difficile a livello mondiale.

Le aziende vinicole tengono botta seppur tra numerose difficoltà e a tenerle in vita è l’amore per il buon vino che porta i vignaioli a lavorare la terra con costante dedizione, raccogliendo poi tutto ciò che di buono e meraviglioso quella stessa terra riesce a donare.

Fortunati, insomma, noi che abitiamo un paese che di certo non ha niente da imparare dai vicini “cugini” transalpini. I vini italiani sono conosciuti in tutto il mondo e apprezzati da chi, magari venendo in Italia in vacanza, ha conosciuto per caso alcuni dei prodotti di spicco del nostro paese e non ha più saputo rinunciarvi.

Origini dei vini italiani

Ma conosci quali sono le origini dei vini italiani? Quando cioè si è cominciato a parlare di vino nel nostro paese? L’introduzione del cosiddetto nettare degli dei in Italia si deve principalmente a fenici e greci: i primi diedero un importante impulso all’economia importando i prodotti per la maggior parte in Sardegna e Sicilia, i secondi si impegnarono a introdurre nuove varietà di uve, realizzando le prime vere sperimentazioni.

Molte delle uve che oggi trovano spazio nel sud Italia, ad esempio, devono la loro esistenza alla colonizzazione ellenica. Secondo antiche testimonianze mirate a ricostruire proprio la storia del vino in Italia, la prima regione a beneficiare dell’influenza greca fu l’attuale Calabria, seguita da Campania e Sicilia.

Nel settimo secolo la coltivazione e il consumo di vino erano già ampiamente diffusi in Etruria; di lì a poco si cominciò a consumare questa bevanda anche in tutta l’Italia del Nord, all’epoca occupata da popolazioni celtiche. La nostra penisola veniva chiamata “Enotria tellus”, ovvero terra del vino e l’appellativo non era di certo casuale.

L’amore per la vigna ed i suoi frutti è stato immediato e ha conosciuto poi in epoca romana un forte sviluppo. Insomma se è vero che dobbiamo a fenici e greci l’inizio di tutto, è altrettanto vero che poi ci abbiamo messo del nostro, mostrando interesse, affinando le tecniche di produzione, realizzando vini con amore e passione.

Non è un caso, dunque, se oggi il nostro paese continua a essere un importante punto di riferimento per i wine lovers stranieri che arrivano in Italia e rimangono estasiati visitando le nostre cantine e assaggiando i prodotti enologici tipici del territorio.

Il vino allungato

Oggi allungare il vino con l’acqua è considerata pura eresia, eppure gli antichi romani lo facevano. In presenza di vinificazioni poco affinate, infatti, erano soliti aggiungere dell’acqua al vino perché renderlo un po’ meno alcolico. Vi era addirittura un’apposita figura, quella del magister bibendi o rex convivii, scelta per decidere e comunicare le giuste proporzioni tra acqua e vino (generalmente con il 65% della prima) ai commensali.

In tutto l’Impero romano il vino non era appannaggio solo dei nobili o delle persone facoltose ma veniva assaporato anche tra le classi medie e povere. Nei secoli successivi tante cose sono cambiate, compresa la malsana abitudine di allungare il vino con l’acqua.

Ma l’amore per questa bevanda no, quello è rimasto intatto e ha consentito all’Italia di ritagliarsi uno spazio importante in un settore, quello enologico, dove la concorrenza è sempre più spietata.

I migliori vini italiani

Non basterebbero intere pagine per raccontare la storia del vino italiano, quel che è certo è che da secoli il nostro paese si distingue nella produzione di eccellenze. E’ grande l’attenzione per la coltivazione della vite, per tutto ciò che ruota intorno alla produzione dei bianchi e dei rossi.

Ma quali sono i migliori vitigni italiani? Tanti sono quelli autoctoni, ovvero quelli tipici di uno specifico territorio, dai quali nascono prodotti di assoluta e indiscutibile qualità. Tra quelli a bacca nera, che danno dunque vita a vini rossi, troviamo il Nebbiolo, il Sangiovese, la Barbera, il Primitivo ed il Montepulciano. Vengono utilizzati un purezza oppure, quando il disciplinare lo consente, vengono tagliati insieme ad altre uve dalle specifiche caratteristiche individuate nel disciplinare stesso.

Tra i vitigni più famosi italiani a bacca bianca, troviamo invece il Trebbiano, il Vermentino, la Vernaccia, il Moscato e la Malvasia.
E’ utile, visto che abbiamo tirato in ballo i vitigni autoctoni, specificare che la classificazione è molto più ristretta.

Si definiscono vitigni autoctoni quelli che hanno un forte legame storico con il territorio dove vengono coltivati. Sono caratteristici, hanno per esempio forme particolari dei grappoli, degli acini e regalano colori inconfondibili.

Vitigni italiani: i locali

I vitigni però possono essere poi classificati anche sotto l’etichetta di locali.

Con questa definizione si indicano i vitigni diffusi in una zona più ampia della categoria precedente: a volte cioè possono caratterizzare anche una intera regione e non solo una o due province. Mantengono un forte legame con il territorio ed è probabile che in un passato non troppo remoto si siano anche diffusi in zone diverse da quella originaria.

I vitigni nazionali

Infine ci sono i vitigni considerati nazionali che magari erano originariamente nati in una specifica regione ma poi hanno trovato spazio un poi’ in tutta Italia, sviluppando diverse caratteristiche.
Insomma la classificazione dei vitigni è ampia e interessante.

Quello che assolutamente possiamo dire, senza paura di essere smentiti, è che il Belpaese è quello che a livello europeo offre la più ampia biodiversità viticola, merito di antichi processi di domesticazione e di circolazione varietale. Un patrimonio inestimabile che fa dell’Italia intera uno dei paesi più all’avanguardia, insieme alla, Francia, per la produzione di rossi e bianchi soprattutto.

Creato il 25/12/2022. © Riproduzione riservata.