

Piedirosso: il vitigno d’eccellenza partenopea
Soprattutto nella provincia di Napoli cresce un vitigno di colore rosso intenso e dal profumo davvero speciale: il Piedirosso, un’eccellenza della regione Campania.
Indice:
- Origini del vitigno
- Piedirosso: caratteristiche del vitigno
- Che tipo di vino è il Piedirosso e quando si beve
- Piedirosso: le migliori cantine campane
Tanti sono i vini che contemplano l’utilizzo delle sue uve, dal profumo fruttato e dal colore rosso rubino intenso. Il Piedirosso è una delle eccellenze della provincia partenopea, un vino che si abbina bene a una moltitudine di piatti.
vitigno autoctono della Campania, viene prodotto soprattutto nella zona di Napoli, ma anche in provincia di Caserta e nel Sud della provincia di Salerno.
In questo articolo ti porteremo tutta alla scoperta del Piedirosso, particolarmente apprezzato tra quelli a bacca nera.
Origini del vitigno
Antiche sono le origini del Piedirosso che in dialetto viene anche definito con il nome di “Per’ e palummo” in riferimento ai pedicelli dei chicchi dell’uva che sono colorati di un bel rosso acceso come appunto le zampette del colombo.
Ci sono alcune eccezioni da tenere in considerazione: il biotipo Streppa Verde, tipico dell’isola di Ischia, non presenta la caratteristica colorazione rossa del pedicello, pur trattandosi di Piedirosso.
Per molti anni queste uve sono state identificate con il nome di Piede di Colombo, ma col tempo hanno conosciuto anche altre denominazioni (da Palumbo, a Palummina, da Piede Palombo, a Strepparossa).
Oggi Piedirosso è il nome più attuale per identificare i grappoli di un’uva tipica di una regione che, in quanto a produzione enologica, non ha niente da invidiare alle altre regioni d’Italia.
Iscritto nel catalogo nazionale varietà di vite dal 1970, questo vitigno ha trovato nella regione Campania le condizioni migliori per crescere bene. La superficie destinata alla sua coltivazione, se restringiamo il campo solo alle uve rosse, è seconda solo a quella dell’Aglianico.
Piedirosso: caratteristiche del vitigno
Quali sono le peculiarità dell’uva Piedirosso?
Il Piedirosso predilige terreni calcarei, ecco perché quelli di origine vulcanica tipici di Napoli (e non solo) si rivelano particolarmente indicati per uve di grande qualità.
Qui, sulle colline tra i 300 e i 400 metri di quota, ci sono infatti le condizioni ideali per questo vitigno che preferisce anche sistemi di allevamento poco espansi.
I grappoli hanno dimensioni medio-grandi di forma piramidale, gli acini presentano misure piuttosto importanti con forma sferica e alte concentrazioni di pruina sulla spessa buccia di colore rosso-violaceo.
Oggi le uve Piedirosso vengono impiegate per la produzione di numerosi vini e vengono usate sia in purezza che in assemblaggio.
Possiamo trovare il Piedirosso nei seguenti prodotti enologici tipici della Campania: Sannio DOC, Sant’Agata dei Goti DOC, Costa d’Amalfi DOC, Campi Flegrei DOC, Falerno DOC.
Uve Piedirosso sono utilizzate nella produzione del Lacryma Christi, vino tipico della zona del Vesuvio, e del Taburno.
Sono davvero numerosi, dunque, i vini che contemplano la presenza di questo vitigno che viene coltivato anche sulle isole di Capri e Ischia per le rispettive denominazioni.

Che tipo di vino è il Piedirosso e quando si beve
In generale possiamo dire che tutti i vini che includono l’utilizzo di uve Piedirosso hanno un bel colore rosso rubino.
Il vino ha un profumo di ciliegie, more e note di violetta e al palato è decisamente equilibrato. Leggermente tannico ma di buon corpo, il Piedirosso è un prodotto che regala sfumature diverse anche a seconda della zona in cui vengono coltivate le uve.
Nella zona del Sannio, per esempio, il vino acquista un profumo resinoso, quasi affumicato e le note floreali regaleranno punte quasi balsamiche.
Quando bere il Piedirosso?
Per tutte le caratteristiche organolettiche indicate, questo vino si presta bene ad accompagnare soprattutto secondi di carne: selvaggina, pollame, carne di maiale e salsicce.
Può essere accostato con eccellenti risultati anche ai formaggi stagionati: Grana Padano, Provolone, Parmigiano Reggiano, solo per citarne alcuni.
Puoi degustare questo vino anche con pietanze a base di pasta o riso in salsa di pomodoro, con ragù e minestre di verdure con legumi.
E ancora, c’è chi sceglie questo vino anche per zuppe di pesce, in alternativa ai rosati che, specialmente in estate, vanno per la maggiore.
Insomma trattasi di prodotto enologico molto versatile: assolutamente da provare.

Piedirosso Vesuvio Rosso DOP 2020 – Vipt
Piedirosso: le migliori cantine campane
Le cantine campane che producono Piedirosso sono davvero numerose. Abbiamo individuate alcune cantine che lavorano da anni sul territorio e che sono sinonimo di qualità.
Cantina Tommasone ad Ischia, dove l’intreccio tra tradizione familiare, impegno e perseveranza risale al 1700 con la costruzione dell’attuale cantina.
Le Cantine Astroni da più di vent’anni si occupano della produzione di vini tipici campani, tra cui appunto il Piedirosso.
Ocone Vini mette tutta la sua esperienza nella coltivazione delle uve avvalendosi di tecnologie di ultima generazione che siano in grado di valorizzare al meglio il raccolto e garantire una produzione di assoluta qualità.
L’azienda agricola Agnanum situata sulle colline vulcaniche della riserva naturale degli Astroni, nella storica area dei Campi Flegrei. Qui si ravvisa una particolare pendenza della collina, con sistemazione a terrazza. Da oltre quarant’anni sul mercato, questa azienda è a conduzione familiare: fondata da Gennaro Moccia nel 1960, portata avanti con la stessa passione dal figlio.
L’elenco delle migliori cantine per la produzione di Piedirosso comprende anche l’azienda vinicola Cantine del Mare che si trova nella terra vulcanica dei Campi Flegrei. Si tratta di un’azienda FIVI, guidata dal vignaiolo indipendente Gennaro Schiano. Il suo obiettivo primario è quello di recuperare il territorio, conservando i vigneti originari posti lungo i pendii dei Campi Flegrei, e valorizzare allo stesso tempo le varietà autoctone di Piedirosso e Falanghina.
Altra cantina da menzionare Cantine Olivella, il progetto è giovane (2004) ma le radici sono lontane, situata tra Monte Somma e il Vesuvio. I 12 ettari di vigneti, gestiti secondo i criteri dell’agricoltura biologica, abbracciano i comuni di Somma Vesuviana, Pollena Trocchia e Sant’Anastasia.